(articolo scritto con Anna Maria Simonazzi)
“È strano come l’argomento del genere non sia mai spuntato fuori in occasione della nomina di Bernanke. O di Greenspan. O di Volker”, ha osservato sarcastico Ezra Klein sul Washington Post.
La guerra per la successione a Ben Bernanke, attuale presidente della Federal Reserve, scoppiata nell’estate americana, si è presentata, all’inizio, con i toni di una questione di genere. Nelle argomentazioni dei sostenitori delle due parti – da un lato Larry Summers, discusso presidente dell’Università di Harvard (1), segretario del tesoro nell’amministrazione Clinton e ascoltato consigliere economico di diversi presidenti, da Clinton a Obama, dall’altro Janet Yellen (2), studiosa altrettanto brillante, una carriera nella Fed, di cui è attualmente vice-presidente - si sono sprecati tutti gli stereotipi di genere. Geniale, aggressivo, carismatico, l’uomo per le “circostanze eccezionali”, Summers; affidabile, conciliatrice, riflessiva, perfetta per tempi normali (3), ma, come è stato osservato, priva di “gravitas”, Yellen.
Questo dibattito rimanda non solo agli stereotipi sulle differenze di genere nel comportamento e nelle motivazioni, per esempio nell’avversione al rischio, ma anche all’idea dominante sul funzionamento dei mercati finanziari, guidati da ricerca dell'interesse individuale e propensione al rischio.
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