
Come ogni anno, ci specchiamo nei numeri del Rapporto annuale dell’Istat, scoprendo nell’immagine che quei dati ci mostrano qualcosa di noto, qualcosa di nuovo, qualcosa che non vorremmo vedere e - a guardare bene - quel che dovremmo fare. Ma che troppo spesso non facciamo, bloccati da una dinamica decisionale (cioè, soprattutto, politica) che a sua volta rinvia i problemi.
Il primo rinvio è quello della generazione dei Millennials, i nati dagli anni Ottanta alla prima metà dei Novanta. Il titolo più evidente è quello che dà conto della sempre maggiore propensione dei giovani a restare a casa, dunque del ritardo nell’ingresso nella vita “adulta”: nel 2015 vive ancora in famiglia il 70,1% dei “ragazzi” (chiamiamoli ancora così) di 25-29 anni e il 54,7% delle loro coetanee. Ma il dato più forte, e più preoccupante per il futuro, è nel persistente calo del tasso di fecondità, al quale contribuiscono soprattutto donne e uomini di questa generazione, che stanno rinviando al futuro la maternità e la paternità.
continua qui
Aggiungi un commento