Articolo pubblicato il 22 settembre sui quotidiani locali del gruppo Espresso
Al liceo classico, in numero sempre più piccolo, una minoranza di adolescenti italiani ancora si esercita sui modelli greci: prototipi di lingua, di democrazia, di poesia, di arte. Nella nostra politica corrente, per qualche tempo è andato di moda un altro tipo di “modello greco”: quello da non seguire – il tipo che trucca i numeri, che spende più di quanto guadagna, che si fa fischiare falli da espulsione, che non sta ai patti. Poi, da quando è entrato sulla scena Tsipras, il modello negativo è diventato positivo per una parte della sinistra: la rivincita dei poveri, il popolo contro le banche, la democrazia contro i mercati, l’orgoglio nazionale. Diventato un’icona della sinistra anti-austerity, nel giro di poche ore poi il modello-Tsipras si è trasformato nel suo opposto, in una notte di luglio: quello che firma gli accordi, governativo, realista, attento alle compatibilità.